31 Ott Il nostro Rosso e Nello su tipicamente.it
Possiamo però fare un’eccezione. Capirai lo scoop, del resto, se anticipiamo che tra i Rosso 2015 da noi maggiormente apprezzati (link) c’è quello della famiglia Baricci.
Una spremuta di frutto rosso, fine e goloso negli apporti floreali e balsamici, armonico e brillante nella progressione. Pochi spigoli da smussare e tutto da godere per qualità di succo e sapore. Semplicemente squisito.
L’ultima vendemmia imbottigliata che ha fatto tempo ad assaggiare il signor Nello. Scomparso a pochi giorni, così ha voluto il destino, dall’inizio dei festeggiamenti per il cinquantennale del Consorzio, che lui stesso aveva contribuito a fondare.
Al suo funerale c’era l’intera comunità di Montalcino, e non solo: colleghi, operatori, semplici appassionati, arrivati da tutta Italia per onorarlo. Una manifestazione di affetto che dice più di mille parole, perché Nello Baricci è stato un gigante, come uomo e come vignaiolo.
Felice ed orgoglioso di averlo conosciuto, col pretesto di una pseudo-intervista poi inserita nello Speciale Montosoli di Enogea 58 (link). Ed è così che voglio ricordarlo, ringraziandolo ancora per tutto quanto di vero e duraturo ha saputo seminare al Podere Colombaio in oltre sessant’anni. E lasciato, non a caso, nelle mani giuste: quelle dei figli Graziano e Graziella, del genero Piero Buffi, dei nipoti Federico e Francesco, a cui va il nostro abbraccio.
Guarda dalla finestra il cielo plumbeo e scuote la testa. E’ il 24 settembre, la vendemmia non è ancora terminata e questa maledetta 2014 ha deciso di fare i capricci fino all’ultimo, sta sicuramente pensando. Del resto non arriva mai davvero l’età della pensione, nemmeno a 93 anni, se ti chiami Nello Baricci e sei un autentico monumento del vino, non solo a Montalcino. Gli chiedo subito un selfie, come un teenager davanti alla sua rockstar preferita, lui sorride e si chiede probabilmente, a ragione, come mai il giornalismo enogastronomico è messo tanto male. Eppure le cose stanno proprio così: Nello Baricci è uno dei vigneron in assoluto più amati, stimati, riveriti del comprensorio. Non soltanto da appassionati e bevitori, ma da tanti altri produttori montalcinesi di valore, che lo riconoscono come punto di riferimento agricolo e stilistico. In particolar modo quegli interpreti che associano al Brunello parole come finezza, golosità fruttata, longevità, perfettamente incarnate nei vini plasmati al podere Colombaio per quasi cinquant’anni.
Raccontare la sua storia significa ripercorrere tutte le tappe che hanno portato al boom planetario della vitienologia di Montalcino. Nello Baricci è costantemente ricordato, ad esempio, come il primo firmatario del documento istitutivo del Consorzio, a cui aderirono inizialmente 25 soci, diversi dei quali attivi nel versante nord, attorno Montosoli. «C’era da lavorare tanto, tanto, tanto», rammenta, con lo sguardo di chi quella fatica la sente ancora addosso. «Ma il Colombaio era la casa che mi ero scelto dopo la fine della mezzadria. Traslocammo nell’inverno del ’56, freddissimo: c’era tanta di quella neve che impiegammo settimane a sistemare tutto».
E’ impressionante la lucidità di memoria e di analisi del signor Nello, rimasto in contatto con tanti protagonisti di ieri e di oggi. Gli occhi gli si illuminano di affetto quando spuntano fuori i nomi di Franco Biondi Santi e Giulio Gambelli: «il dottore era un vero signore, il più grande gentiluomo che abbia mai conosciuto. Pure Bicchierino (il soprannome di Gambelli, ndr) era tanto un bravo cristiano: parlava poco, ma quando faceva sì con la testa voleva dire che il vino era buono, ma buono veramente». E’ invece orgoglio quello che traspare mentre ricorda le parole di Gianfranco Soldera, che ha più volte indicato nell’83 di Baricci uno dei pochi Brunello che avrebbe voluto produrre personalmente. «E il milanese (soprannome dovuto alle origini di Gianfranco Soldera, ndr) non è uno che gli garban tanto, di solito, i vini dell’altri», aggiunge divertito. Come dargli torto.
Gli chiedo che prevede per questa difficile vendemmia 2014. E lui, senza girarci troppo attorno: «in generale mi pare peggio del 1984, io tanta acqua come quest’anno non me la ricordo mica. Però a Montosoli ci siamo sempre salvati, le nuvole girano attorno alla collina se non arrivano dal mare». Non nomina a caso quell’annata, il signor Nello, l’ultima in cui non si è prodotto Brunello al Colombaio. «Il Rosso vinse comunque il primo premio a Siena Verde l’anno dopo», ricordano immediatamente i nipoti, che non si perdono una parola e se le farebbero raccontare altre mille volte, quelle storie. Non è necessario essere dei geni per cogliere il feeling, il rispetto, la venerazione riservate al nonno dai giovani Francesco e Federico. Un rapporto molto più che speciale, che si tocca letteralmente con mano, non solo negli sguardi: le ultime uscite dei sangiovese di Baricci dicono forte e chiaro quanta sia radicata nel lavoro delle ultime generazioni, la consapevolezza della propria eredità, morale e stilistica.